Un’italiana a New York (puntata 6)

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E ora sei pronta per scoprire il resto!

 

9°  giorno

 

In un momento il gelo pervade la stanza dove ci troviamo tutti e tre.

Stefano, con la tazza in mano ed il suo perizoma, continua a guardare Marco.

Marco continua a fare colazione, con gli occhi bassi senza guardarci e senza fiatare.

Io, presa dal nervoso, dalla confusione e dalla tremenda voglia di scappare, ho la sensazione che ci siano troppe cose complicate e che nessuno abbia la decenza di spiegarmele.

 

Io: “Adesso basta! Marco, dimmi che cosa stai nascondendo! Sono stufa!”

Marco: “Non urlare e non fare drammi. Ti fai dei film in testa da Oscar. Siete mezzi ubriachi, assonnati e chissà che cosa vi siete messi in testa.”

Stefano: “Ah certo… Siamo degli ubriaconi, quindi capiamo bietole per uccelli.”

Io: “Fischi per fiaschi semmai. Ma non è quello il punto. Da quando sono arrivata qui è tutto strano e da quando hai visto il mio ex marito, c’è qualcosa che non torna.”

Marco: “Basta lo dico io adesso. Me ne vado a lavorare. Quando siete in condizioni, venite al ristorante. Non ho più voglia di essere accusato per un qualcosa che non esiste.”

 

Si alza e va via, sbattendo la porta (è diventato di moda a quanto pare!).

Resto seduta e cerco di capire, chiedendo a Stefano di ripetermi cosa abbia sentito mentre era in bagno.

italiana a new york

Stefano: “Parlava di vendetta, di soldi, di divorzio…era freddo e glaciale. Di certo non parlava di cibi o bevande come fa con i fornitori, quelli veri. Diceva cose senza senso, come se avesse vinto qualcosa su qualcuno.

Ma pensavo una cosa… Perché non ci licenziamo e mettiamo su qualcosa di nostro? Io e te, come abbiamo sempre desiderato!”

Io: “Stefano.. L’alcool ti ha dato alla testa, eh? Ma come facciamo?”

Stefano: “Io ho già preso tutti i contatti e le informazioni, ma da solo non ho mai avuto il coraggio. Con te invece sì!”

Io: “Andiamo a lavoro… Ci penserò con calma.”

 

Arrivati a Little Italy, l’atmosfera al ristorante è veramente insopportabile. Marco è tornato quello di sempre e non lascia respirare nessuno, meno che mai me e Stefano.

 

Il servizio sembra durare una vita eterna e non c’è spazio per i chiarimenti o per una battuta “allevia tensione”.

Terminato il servizio, chiedo a Marco di poter parlare con lui.

Marco: “Non ho voglia di drammi e di accuse. Per una volta che mi lascio andare vengo anche accusato? Scusa ma me ne vado a casa mia, senza di te… Non ho voglia di vederti adesso.”

 

Stefano ha un appuntamento bollente con il cameriere di Starbucks, così, invece di tornare a casa, decido di fare una passeggiata a Central Park per raccogliere le idee.

Credo sia normale farsi dei film da Oscar: scappare dall’Italia per il tradimento, arrivare a New York, cominciare a lavorare in un posto lontano anni luce da casa… Innamorarsi nuovamente.

Innamorarsi? Sì.

Marco, con il suo essere così antipatico e difficile da comprendere, mi ha fatto innamorare.

italiana a new york

Penso per tutta Central Park. Mi siedo, mi rialzo…Ballo con un gruppo Hip Pop al centro del parco.

Presa da un attimo di pazzia, decido di andare a casa di Marco.

Suono il campanello, credo otto volte.

Alla nona volta, sto per andare via quando dal video citofono sento una voce: “Sei proprio Italiana, eh? Sali.”

 

Mi ritrovo davanti a lui, come se fossimo due sconosciuti. Mi siedo sul divano e lo fisso dritto negli occhi.

Lui si avvicina… Mi guarda… E non parliamo più, fino quasi all’ora di andare a lavorare.

Marco: “Credi sul serio che ti nasconderei qualcosa? È una serie di eventi strani che ti portano a pensare male di tutto. Ma io non ho nulla da nascondere… Sono qui e sono con te.”

Io: “Marco devi capirmi, io cerco di fidarmi ma succede sempre qualcosa che mi blocca e mi fa cambiare idea.”

Marco: “È stato il destino a farci incontrare, non un complotto nato nei sobborghi di Brooklyn… Dai Sofia!”

Io: “Allora spiegami di Michele… Cosa vi siete detti?”

Marco: “Ho solo detto di firmare le carte e sparire, perchè ci sono io a prendermi cura di te e lui si è comportato come un deficente. Gli ho detto che ci siamo innamorati a prima vista e la tua vita passata non esiste più. È così brutto?”

Io: “No… È tutto bellissimo… Ed io sono una stupida.”

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Ho sbagliato tutto! Lui vuole stare con me… E per farlo sta gestendo le cose a modo suo: forse un po’ goffo, un po’ egoista, ma pur sempre in maniera fantastica.

Arriviamo al ristorante mano nella mano, davanti a tutto lo staff.

Stefano mi prende da parte: “Sofia, non è che un po’ di sesso con lui ti fa essere la sua fidanzata o cosa ne so!”

Sofia: “Mi ha fatto una dichiarazione stupenda, mi ha spiegato cosa è successo… Ho pensato male di lui, mentre lui vuole solo il mio bene e stare con me!”

Stefano: “Non lo so Principessa… Non lo so… Non sono convinto… Scusami.”

Io: “Ti ricrederai! Vedrai… Come ho fatto io!”

Stefano: “Lo spero… E spero anche di non doverci andare a letto per cambiare idea.”

E mi lascia, facendomi l’occhiolino.

 

Finalmente lavoro in armonia e con estrema felicità.

 

All’entrata, quasi a fine servizio, una donna molto elegante entra al ristorante. Visto che la manager non è alla sua postazione, mi avvicino per chiedere se ha prenotato o altro: “Sono Annalisa, la moglie di Chef Marco. Dove lo trovo?”

Io: “Scusi? La moglie di Marco?”

Annalisa: “Sei sorda per caso? Mi porti da lui o devo chiamarlo al cellulare??”

 

Faccio strada verso la cucina, senza voltarmi e trattenendo il pianto.

Le porte scorrevoli si aprono… Lentissime…

Marco è di spalle. Lo tocco… Si gira… Mi sorride…

Io: “Chef, sua moglie Annalisa chiede di lei. Ed è voluta entrare in cucina. Ed io mi licenzio, lurido bastardo”.

 

Continua…

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