… ti sei persa la quinta puntata? Leggila qui!
E ora sei pronta per scoprire il resto!
9° giorno
In un momento il gelo pervade la stanza dove ci troviamo tutti e tre.
Stefano, con la tazza in mano ed il suo perizoma, continua a guardare Marco.
Marco continua a fare colazione, con gli occhi bassi senza guardarci e senza fiatare.
Io, presa dal nervoso, dalla confusione e dalla tremenda voglia di scappare, ho la sensazione che ci siano troppe cose complicate e che nessuno abbia la decenza di spiegarmele.
Io: “Adesso basta! Marco, dimmi che cosa stai nascondendo! Sono stufa!”
Marco: “Non urlare e non fare drammi. Ti fai dei film in testa da Oscar. Siete mezzi ubriachi, assonnati e chissà che cosa vi siete messi in testa.”
Stefano: “Ah certo… Siamo degli ubriaconi, quindi capiamo bietole per uccelli.”
Io: “Fischi per fiaschi semmai. Ma non è quello il punto. Da quando sono arrivata qui è tutto strano e da quando hai visto il mio ex marito, c’è qualcosa che non torna.”
Marco: “Basta lo dico io adesso. Me ne vado a lavorare. Quando siete in condizioni, venite al ristorante. Non ho più voglia di essere accusato per un qualcosa che non esiste.”
Si alza e va via, sbattendo la porta (è diventato di moda a quanto pare!).
Resto seduta e cerco di capire, chiedendo a Stefano di ripetermi cosa abbia sentito mentre era in bagno.
Stefano: “Parlava di vendetta, di soldi, di divorzio…era freddo e glaciale. Di certo non parlava di cibi o bevande come fa con i fornitori, quelli veri. Diceva cose senza senso, come se avesse vinto qualcosa su qualcuno.
Ma pensavo una cosa… Perché non ci licenziamo e mettiamo su qualcosa di nostro? Io e te, come abbiamo sempre desiderato!”
Io: “Stefano.. L’alcool ti ha dato alla testa, eh? Ma come facciamo?”
Stefano: “Io ho già preso tutti i contatti e le informazioni, ma da solo non ho mai avuto il coraggio. Con te invece sì!”
Io: “Andiamo a lavoro… Ci penserò con calma.”
Arrivati a Little Italy, l’atmosfera al ristorante è veramente insopportabile. Marco è tornato quello di sempre e non lascia respirare nessuno, meno che mai me e Stefano.
Il servizio sembra durare una vita eterna e non c’è spazio per i chiarimenti o per una battuta “allevia tensione”.
Terminato il servizio, chiedo a Marco di poter parlare con lui.
Marco: “Non ho voglia di drammi e di accuse. Per una volta che mi lascio andare vengo anche accusato? Scusa ma me ne vado a casa mia, senza di te… Non ho voglia di vederti adesso.”
Stefano ha un appuntamento bollente con il cameriere di Starbucks, così, invece di tornare a casa, decido di fare una passeggiata a Central Park per raccogliere le idee.
Credo sia normale farsi dei film da Oscar: scappare dall’Italia per il tradimento, arrivare a New York, cominciare a lavorare in un posto lontano anni luce da casa… Innamorarsi nuovamente.
Innamorarsi? Sì.
Marco, con il suo essere così antipatico e difficile da comprendere, mi ha fatto innamorare.
Penso per tutta Central Park. Mi siedo, mi rialzo…Ballo con un gruppo Hip Pop al centro del parco.
Presa da un attimo di pazzia, decido di andare a casa di Marco.
Suono il campanello, credo otto volte.
Alla nona volta, sto per andare via quando dal video citofono sento una voce: “Sei proprio Italiana, eh? Sali.”
Mi ritrovo davanti a lui, come se fossimo due sconosciuti. Mi siedo sul divano e lo fisso dritto negli occhi.
Lui si avvicina… Mi guarda… E non parliamo più, fino quasi all’ora di andare a lavorare.
Marco: “Credi sul serio che ti nasconderei qualcosa? È una serie di eventi strani che ti portano a pensare male di tutto. Ma io non ho nulla da nascondere… Sono qui e sono con te.”
Io: “Marco devi capirmi, io cerco di fidarmi ma succede sempre qualcosa che mi blocca e mi fa cambiare idea.”
Marco: “È stato il destino a farci incontrare, non un complotto nato nei sobborghi di Brooklyn… Dai Sofia!”
Io: “Allora spiegami di Michele… Cosa vi siete detti?”
Marco: “Ho solo detto di firmare le carte e sparire, perchè ci sono io a prendermi cura di te e lui si è comportato come un deficente. Gli ho detto che ci siamo innamorati a prima vista e la tua vita passata non esiste più. È così brutto?”
Io: “No… È tutto bellissimo… Ed io sono una stupida.”
Ho sbagliato tutto! Lui vuole stare con me… E per farlo sta gestendo le cose a modo suo: forse un po’ goffo, un po’ egoista, ma pur sempre in maniera fantastica.
Arriviamo al ristorante mano nella mano, davanti a tutto lo staff.
Stefano mi prende da parte: “Sofia, non è che un po’ di sesso con lui ti fa essere la sua fidanzata o cosa ne so!”
Sofia: “Mi ha fatto una dichiarazione stupenda, mi ha spiegato cosa è successo… Ho pensato male di lui, mentre lui vuole solo il mio bene e stare con me!”
Stefano: “Non lo so Principessa… Non lo so… Non sono convinto… Scusami.”
Io: “Ti ricrederai! Vedrai… Come ho fatto io!”
Stefano: “Lo spero… E spero anche di non doverci andare a letto per cambiare idea.”
E mi lascia, facendomi l’occhiolino.
Finalmente lavoro in armonia e con estrema felicità.
All’entrata, quasi a fine servizio, una donna molto elegante entra al ristorante. Visto che la manager non è alla sua postazione, mi avvicino per chiedere se ha prenotato o altro: “Sono Annalisa, la moglie di Chef Marco. Dove lo trovo?”
Io: “Scusi? La moglie di Marco?”
Annalisa: “Sei sorda per caso? Mi porti da lui o devo chiamarlo al cellulare??”
Faccio strada verso la cucina, senza voltarmi e trattenendo il pianto.
Le porte scorrevoli si aprono… Lentissime…
Marco è di spalle. Lo tocco… Si gira… Mi sorride…
Io: “Chef, sua moglie Annalisa chiede di lei. Ed è voluta entrare in cucina. Ed io mi licenzio, lurido bastardo”.
Continua…