La diagnosi prenatale: la villocentesi, l’amniocentesi e la translucenza nucale

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Negli ultimi anni si è verificato un aumento dell’età media delle donne in gravidanza. Questo è un fattore che dipende principalmente dalla nostra società e alle sue dinamiche che hanno cambiato i nostri stili di vita e in particolare quello delle donne. Non è raro infatti oggigiorno trovare donne che aspettano il loro primo bambino dopo i 30 o i 35 anni.

Per questo motivo si è posto molto più l’accento sulla diagnosi prenatale nel settore medico, in modo da monitorare ed eventualmente scongiurare, per quanto possibile, qualsiasi potenziale problema di salute del feto. Non è un caso infatti che la diagnosi prenatale stessa ha vissuto diverse evoluzioni negli ultimi anni, dando la possibilità di venire a conoscenza di tutta una serie di informazioni importanti sul nascituro, in maniera sempre più attendibile e anche più precoce.

Gli esami che riescono a garantire il massimo di attendibilità sono quelli invasivi, che però risultano abbastanza sicuri con percentuali di aborto ridotte solo all’1%, e parliamo in particolare dei più diffusi che sono l’amniocentesi e la villocentesi. Nel primo caso viene prelevata una piccola quantità di liquido amniotico, mentre nel secondo caso la biopsia viene effettuata sui villi coriali. Scopriamo maggiori dettagli sulla villocentesi.

Quando sottoporsi alla villocentesi? Quali sono i rischi ed i vantaggi di questa tecnica?

La villocentesi è un esame che consente di effettuare la diagnosi prenatale, attraverso l’esame dei villi coriali (piccole propaggini di tessuto della placenta).

A differenza dell’amniocentesi può essere eseguita nei primi mesi di gravidanza (dalla decima alla tredicesima settimana). Ma quando va eseguita? E’ il medico a valutare questa opportunità in base alla presenza di alcuni fattori: se l’età della madre supera i trentacinque anni; se in famiglia vi sono casi di soggetti affetti da malattie genetiche: genitori che sono portatori di anomalie dei cromosomi; se i test di screening hanno individuato un rischio elevato. Il test che si esegue prima della villocentesi è quello della translucenza nucale.

Si tratta di una fessura all’altezza della nuca che contiene  liquido: se questo spessore è più elevato del normale c’è un altissima probabilità che il feto sia affetto da anomalia cromosomica.

Attraverso l’esame dei villi coriali è dunque possibile valutare l’assetto dei cromosomico ed individuare la presenza di alcune malattie genetiche come la sindrome di Down.
I vantaggi della villocentesi risiedono nella sua precocità e nella velocità del risultato.

Esistono in Italia diverse strutture d’eccellenza che dispongono di esperti operatori in grado di eseguire in tutta sicurezza villocentesi, amniocentesi e test di screening.

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