Quattro chiacchiere con Daniela Frongia Jana S

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Ingegno, passione, determinazione.

Tre aggettivi che descrivono l’artista sarda Daniela Frongia.

Daniela Frongia Jana sClasse 1981, fin da piccola ha coltivato la passione per l’arte e la creatività, studiando all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e promuovendo, fin da subito, le sue opere proprio nel territorio toscano.

Nome d’arte di Daniela è Jana S: per chi non fosse sardo (come l’artista e la sottoscritta) e per chi non lo sapesse, le Janas sono le fate (o streghe) che abitavano nella Sardegna prenuragica, in case scavate nella roccia; ancora oggi presenti nell’isola e visitate dai turisti di tutto il mondo.

Ho conosciuto Daniela due anni fa, quando sono andata a visitare una delle sue mostre (innamorandomi del suo mondo e della sua arte) e siamo diventate subito amiche: è una ragazza sensibile, intelligente e molto intuitiva.

Ho voluto intervistarla per voi, perché ogni donna possa identificarsi in lei e nella sua forza di volontà.

Una Jana che ha fatto della sua passione un vero e proprio mestiere

Chi è Daniela, con pregi e difetti?

Trovo estremamente difficile descrivermi, forse è meglio lasciare agli altri il compito di stabilire i pregi e i difetti. Sono sicuramente una persona determinata che ama moltissimo quello che fa.

Da dove nasce la tua passione per le Janas? E quando hai deciso che sarebbero state parte integrante della tua vita artistica?

La mia passione per le Janas è presente fin da bambina, grazie ai racconti di mia nonna su antiche storie. Non ho mai deciso, in realtà, che sarebbero state parte della mia vita artistica. È un mondo che mi appartiene, che sento vivo e che accompagna il mio percorso artistico.

Le Janas rappresentano il mio mondo “sognato” inteso come esperienza tra sonno e veglia; una buona parte della nostra esistenza si sviluppa durante le ore di riposo notturne.

Se ti diciamo “filo”… cosa ti viene in mente?

La parola filo è una parola forte e fragile insieme. Sicuramente mi viene in mente l’energia fisica che occorre per crearlo e per trasformarlo in altro, cercando di conservarne la natura. Il lino, il cotone e la lana sono un pensiero immediato. Penso a quanto sia diventato scontato tenere un filo tra le mani e viverlo come un prodotto industriale facile e freddo.

Per me non è così, dietro la creazione dei fili ci sono profonde realtà, che attraversano stadi differenti dell’esistenza. Sono corde emozionali quando nascono dal lavoro della terra, delle mani e dal lungo silenzio o racconto che li accompagna durante la creazione.
Nel filo tutto si avvolge e si intreccia trasformandosi davvero in un tessuto sociale, ormai sostituito e quasi dimenticato. Il filo è un contenitore di storie e di esperienze.

Quando hai deciso di trasformare la tua passione in un vero e proprio lavoro?

Questa è una domanda complicata per me, non riesco a far distinzione tra le due cose in un percorso che dura praticamente da tutta la vita. È una sperimentazione continua che mi dà modo di conoscere me stessa insieme a tutto ciò che mi circonda. Spesso non c’è separazione tra la mia vita e l’arte, è un legame.

Daniela Frongia Jana s

Parlaci dei tuoi lavori. Cosa hai creato e da chi o cosa vieni ispirata?

Le mie creazioni le definisco racconti di me stessa, sono parti di vissuto che si trasformano in altro. Sono le emozioni che non possono essere tradotte in nessun’altra forma se non in quella dell’arte.
Cerco di creare dialoghi, parole concrete e palpabili. Sono continuamente ispirata da qualcosa, soprattutto dalla natura come fonte di insegnamento.

Come vedi il futuro?

La mia visione del futuro credo sia ciò che si costruisce nel presente con la cognizione del passato. Le nostre azioni sono già il futuro. 

Hai un rispetto ed un amore smisurato per la natura e gli animali. Vuoi parlarci dei tuoi “amori” a quattro zampe?

Ho un rispetto enorme per la natura, perché è la natura che ci ospita. Dobbiamo ricordarci che siamo ospiti e non possessori. Potrei limitarmi a parlarti dei miei animali, ma non amo molto i limiti. Gli animali, tutte le specie, non solo i miei, sono esseri viventi meravigliosi dai quali, con la scusa o l’arroganza dell’intelletto e della superiorità, ci si è forzatamente voluti allontanare. Questo ci priva di molta empatia e ci avvicina alla mostruosità della velocità delle macchine. Dovremmo fermarci, invece, ad ascoltare anche le pietre, gli alberi, i fiumi e gli animali per ritrovarci a capire che la giungla cementificata non appartiene affatto alla nostra essenza.

Daniela Frongia Jana s

Prossime mostre, lavori o progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Non posso anticipare molto, i progetti quest’anno sono tanti e piuttosto impegnativi. Sto concentrando il mio fare sull’autobiografia come nuova sperimentazione in divenire. È un lavoro particolarmente complesso che mi prende tanta energia “obbligandomi” a trascorrere molto tempo con me, in piena introspezione.

Utilizzi materiali naturali, come te li procuri?

Cerco di utilizzare perlopiù materiali biodegradabili e a impatto zero, per quanto mi è possibile.
Non li procuro, li creo o li faccio nascere! Mi riferisco soprattutto ai filati, come lino o cotone.
Eseguo la lavorazione dalla coltivazione del seme al tessuto, è un lavoro che mi dà tanta soddisfazione e si sviluppa in tempi lunghissimi. Spesso per creare una sola opera si parla di un anno di lavoro. Seguo il ciclo vitale delle piante e della tradizione antica sarda, proiettando il tutto alla contemporaneità che vivo. Anche i telai sono ricavati da legni diversi e riciclati, progettati e costruiti da me in base all’opera da realizzare.

Cosa vorresti dire alle donne che vorrebbero fare della propria passione un mestiere?

Posso dire che avere una passione è già un mestiere, visto come impegno, sacrificio e costanza. Non resta che crederci quel poco in più per far accadere le cose.

Delicatezza, amore per la natura e grande impegno caratterizzano quest’artista dal cuore creativo.

Vi invitiamo a visitare le sue mostre e a curiosare tra i suoi lavori, direttamente dalla sua pagina Facebook

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