Un’italiana a New York (puntata 2)

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… ti sei persa la prima puntata? Leggila qui!

E ora sei pronta per scoprire il resto! 

 

3° giorno

Alle sette del mattino sento suonare il campanello: Stefano non è in casa (e penso che non ci sia proprio neanche passato) ed è troppo presto per ricevere visite.

Sorpresa, dopo aver risposto al citofono:“Sofia, sono lo Chef antipatico. Ti aspetto qui e facciamo colazione insieme. Non è una domanda.

Quest’ uomo mi manda completamente in paranoia. Mi sento come una quindicenne la prima volta che scopre l’universo maschile.

Dopo essermi cambiata 3 volte, struccata e ritruccata, scendo ed accetto l’invito a colazione.

Marco: “Siamo partiti con il piede sbagliato.”

Io: “Maledetto Taxi.”

Marco: “Maledetto? Vorrai dire benedetto! La verità è che avevo paura di non incontrarti più. Mi sei piaciuta dal primo momento, tanto che ti avrei baciata subito in quel taxi. Senza pensarci.

Io: “Marco, sono imbarazzata e lusingata allo stesso tempo. È un periodo strano della mia vita e non so cosa dire.”

Marco: “Dimmi solo che torni al ristorante a lavorare e che la prossima volta, prima di sbattermi nuovamente una porta in faccia, sarà dopo avermi baciato.”

Una dichiarazione in piena regola, in piena Manhattan: ho paura di sognare di nuovo.

L’ultima volta che mi sono permessa di sognare, il mio cuore è stato rubato e poi frantumato da uno schiacciasassi.

Non ho detto nulla neanche a Stefano. Nella mia testa rimbombano i commenti ironici e irriverenti che sicuramente farebbe. Il lavoro è di nuovo mio e questa volta non ho alcuna intenzione di lasciarmelo sfuggire, solo perché sono ferita e confusa.

Ho voluto una nuova vita: questo significa che quella vecchia deve essere cancellata.

italiana a new york

4° giorno

Mi sveglio e finalmente ritrovo il mio amico a casa, da solo.

Dopo esserci preparati ed aver fatto colazione, raggiungiamo insieme Little Italy per andare a lavorare.

Stefano: “C’è qualcosa che non so Principessa?

Io: “Nulla sorellina. Tranquillo. È tutto molto piatto.”

Marco mi ha voluta nuovamente in cucina accanto a lui.

Sapere di piacere ad un uomo affascinante significa non concentrarsi, sorridere ed avere dei brividi ogni volta che le mani si sfiorano.

Così di nuovo per il servizio serale: sono di nuovo in cucina. Sono di nuovo sconcentrata ed ho di nuovo i brividi.

Marco: “È mezzanotte. Cosa ne dici se ti preparo la cena?”

Io: “Grazie ma forse è meglio se vado a casa.”

Neanche il tempo di dirlo: una mano mi sfiora la schiena, poi mi afferra un braccio e poi lo Chef antipatico mi bacia. Mi bacia senza lasciarmi respirare. È un misto tra romantico e “il bacio che aspettavo”.

Abbasso gli occhi e me ne vado a casa. Senza sbattere alcuna porta. Senza chiudere occhio.

5° giorno 

Alle sei sono già in piedi, ho già fatto la doccia e sono già pronta per uscire.

Uno Stefano con occhiaie e capelli spettinati come un clown, mi guarda per pochi secondi:“Principessa. Non dirmi che quello che sto pensando è vero.

Io:“Da quando sai leggere i pensieri altrui? Comunque sia, non è vero

Stefano:“Innamorati di tutti ma non di lui…

Io:“Innamorarmi? Non dire scemenze. E poi, lui chi?

Stefano:“Ti conosco da trent’anni e so quando ti innamori. Questa volta so anche di chi. A lui piace conquistare ed abbandonare. Non hai i nervi saldi per subire un altro abbandono.”

Stefano ha ragione, non sono mentalmente lucida per subire un nuovo abbandono o per innamorarmi.

Purtroppo, però, quel bacio mi ha lasciato senza fiato. L’unica soluzione sarebbe tornare in Italia e scappare…ma non ho voglia di scappare di nuovo.

Arrivo al ristorante e decido di parlare chiaro con Marco. Entro in cucina senza chiedere permesso e vado dritta al punto:“Marco, quel bacio è stato un errore. Io sono letteralmente scappata dall’Italia persfuggire ad un marito traditore e per non pensare più.

Marco:“Io non sono tuo marito e non sono un traditore. Mi piaci. Ti ho baciata e penso che lo vorrò fare ancora molte volte. Certo è vero che bisogna essere in due ed io non obbligo nessuno.”

Lavoro senza proferire parola. Mi sento così stupida; l’aria di New York mi confonde le idee.

Alle 13 sono pronta per andare a casa, quando sento una presa stretta sul braccio per poi essere trascinata in cantina:“Ascoltami bene Sofia. Prima che arrivassi tu ero un uomo tranquillo e concentrato. Da quando ho incrociato il tuo sguardo in quel maledetto taxi non ho capito più nulla.”

Io:“Vedi che è maledetto? Ho ragione io.

Marco:“Domani il ristorante è chiuso per riposo. Vieni a pranzo con me? Lasciami provare a farti capire chi sono.”

Io:“Va bene, solo un pranzo. Va bene.”

Una volta a casa, mi concentro sulle pulizie ascoltando la musica a tutto volume con le cuffie.

Stefano, come una furia, me le stacca dalle orecchie e comincia ad urlare: “Con tutti gli uomini che ci sono a New York, tu vai proprio a braccetto con quello sbagliato. Sofia, ma dove hai il cervello?

Io: “Stefano, ma qual è il problema? È solo un invito a pranzo…è stato solo un bacio.”

Stefano: “Solo un bacio? Solo un pranzo? Non dire poi che non sei stata avvertita ma soprattutto non venire a piangere sulla mia spalla!”

Ora è Stefano ad aver sbattuto la porta di casa, lasciandomi sola e piena di dubbi.

Ma chi è questo Marco per essere così odiato dagli altri e così amato da me?

 

Continua… Scopri subito la terza puntata!

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